foto © Paolo Pulli

Ma cosa ne sanno loro?!

Li hanno bollati come “anni di piombo” e hanno appiattito su questa immagine gli anni di un protagonismo giovanile dirompente e radicale, portatore di nuovi bisogni e nuovi desideri. Dalle fabbriche alle scuole, dalle università alle periferie, l' Italia ribolliva di sogni e di speranze.

Anni di manifestazioni, di occupazioni, di scontri, di viaggi in autostop, di socialità, di letture, di musica, di amori e di teatro, di avanguardie artistiche e sperimentazioni. Le strade e le piazze erano la scena di un esplosivo romanzo di formazione generazionale.

Forse lo avevamo intuito che stavamo vivendo un momento storico e quindi era naturale che volessimo documentare quel momento. La fotografia era un mezzo.  





Eravamo dei ragazzi che giocavano a fare gli alchimisti in camere oscure improvvisate nei bagni di casa, in spazi angusti dove si respirava odore di sviluppi e di fissaggi. Imparavamo a caricare una pellicola nella spirale di una tank nel buio assoluto o, alla luce di una lampadina rossa o giallo-verde , tra pinze e vaschette, vedevamo finalmente comparire lentamente l'immagine su un foglio bianco. Azzardavamo solarizzazioni ed extra-contrasti e scoprivamo Man Ray e le magie della camera oscura. Ore ed ore a studiare quale fosse il taglio giusto o quale fosse la carta più adatta: la 2, la 3 o la 4? più toni di grigio o più contrasto? Vinceva sempre il contrasto perchè “drammatizzava”.


foto © Paolo Pulli
Fotografavamo in bianco e nero un movimento che era a colori. Ma chi mai avrebbe scattato un rollino per poi farlo processare da un laboratorio senza poter intervenire in prima persona sul taglio dell'inquadratura e su tutte le infinite variabili di una stampa?

Il b/n era naturale per una generazione nata e cresciuta nell' epoca d'oro del fotogiornalismo, l'immagine in b/n era la storia che entrava nelle nostre case. Non sapevamo, ma lo intuivamo, che “il bianco e nero è il colore della verità” come sosteneva Mario Dondero.

Avevamo i nostri miti: Lucas, Bonasia, a partire dal '68, e poi D'Amico e Scuro che ci hanno lasciato immagini iconiche di quegli anni.

Anni di piombo? Finchè il piombo viaggiava a senso unico andava tutto bene, ma noi il piombo ce lo siamo preso, e abbiamo visto i nostri rollini esposti alla luce e “bruciati”, come è successo a Valentino il 12 novembre '77.

Ma che ne sanno loro?!

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